Sala Maria Teresa

Il nome deriva dall'Imperatrice Maria Teresa d'Asburgo (Vienna 1717-1780), fondatrice della biblioteca.
Attualmente, la sala è utilizzata per esposizioni e manifestazioni culturali e viene anche concessa in uso per eventi culturali.
All'ingresso della sala è appeso il ritratto dell'Imperatrice, dipinto da Agostino Comerio.
Sul foglio semiarrotolato sotto la mano è leggibile l'inizio del rescritto imperiale dell'8 ottobre 1770, che destinava all'uso pubblico la biblioteca Pertusati, primo nucleo della Braidense.
Pregevole è la scaffalatura della sala, disegnata dall'architetto Giuseppe Piermarini in legno di noce, distinta in due ordini con un ballatoio continuo.
I grandi lampadari a gocce settecenteschi, in cristallo di Boemia, sono stati ricostruiti con i resti di quelli che illuminavano il salone delle Cariatidi di Palazzo Reale, distrutti durante i bombardamenti della II guerra mondiale.
Il Mappamondo
Nel 1822 venne aperta una grande sala con scaffalature intorno alle pareti e un ballatoio che comunicava con quelli delle altre sale, disegnato dall’I:R: Architetto Gilardoni.
Nel periodo Gesuitico, questa sala era la sala della Sartoria.
Il soffitto a volta venne magistralmente dipinto, l’anno precedente l’apertura, dal pittore Gaetano Vaccani (1763? – 1844), con decorazioni a bassorilievo e una bella prospettiva tra le cupole.
Allo stesso modo Vaccani dipinse a chiaroscuro anche tutte le volte delle altre sale, mentre le lunette furono dipinte dal Lavelli.
Nei suoi trent’anni di vita,la biblioteca era entrata in possesso di numerose carte geografiche, volumi di viaggi e volumi di geografia, nonostante Napoleone avesse dato ordine di sequestrare e portare a Parigi tutte le carte geografiche riguardanti l’Italia.
In questa cospicua raccolta, la Biblioteca, pur possedendo due mappamondi del secolo XVII, mancava di un mappamondo moderno: “Mancava all’ornamento ed al comodo dell’I:R: Biblioteca un globo terreste di recente costruzione, e disegnato a mano, il quale non solo contenesse tutti i dati che somministra la moderna geografia, ma lasciasse luogo all’aggiunta delle nuove scoperte e rettificazioni che tutti gli anni si vanno facendo dai geografi e navigatori. Questo globo si è intrapreso in grandi dimensioni e si spera che riuscirà un de’ più perfetti di simil genere. La sua grandezza è una parte aliquota della terra, perché essendo stabilita la lunghezza del quarto del meridiano a dieci milioni di metri, si è dato al quarto del meridiano misurato sul globo, la lunghezza di un metro preciso…”.
La realizzazione di un simile globo presentava non poche difficoltà, ma l’artigiano Ubaldo Villa, con somma maestria, fu in grado di disegnarlo e anche di costruirlo.
La costruzione della parte meccanica fu invece affidata al “macchinista” (oggi meccanico di precisione) Carlo Grindel.
Su una larga fascia di ottone, collocata sul cerchio dell’orizzonte, furono incise le latitudini e le longitudini delle principali città del mondo e le altezze in metri delle più note montagne. Su una casella di questo orizzonte fu inciso: “Globo terrestre costruito sulle più recenti carte geografiche e specialmente su quelle di Bruè, Lapie, I. Cary ecc. e sugli ultimi accreditati viaggi, cominciato l’anno 1819, compito lo anno 1829.”
Il mappamondo fu posto al centro della nuova sala, fu chiamata Sala del Globo e che oggi è la sala Cataloghi.


